Le preoccupazioni di Terra! per il nuovo governo

Pubblicato da Redazione

il 28/09/2022

Campo coltivato e grafica

Ci troviamo in una fase socio economica tra le più complicate dal Dopoguerra. Una fase in cui crisi energetica, climatica, aumento dei costi delle materie prime - temi su cui Terra! è impegnata da anni - mostrano tutta la loro urgenza e impongono una risposta politica immediata. 

Le elezioni del 25 settembre hanno però restituito un quadro politico nel quale vince una destra (spesso estrema) che in questi anni ha sempre minimizzato la portata epocale di questi temi e che, ancora troppo spesso, tende, ad esempio, a parlare dei cambiamenti climatici come di maltempo.

Solo per dirne una, tra i senatori rieletti in questa tornata elettorale, c’è anche Lucio Malan (Fdi), uno dei più noti negazionisti climatici della politica, che in occasione della tragedia sul ghiacciaio della Marmolada a luglio, ridimensionando l’accaduto, ha dichiarato “chi ha studiato sa che i cambiamenti climatici ci sono da sempre”. 

Instillare il dubbio di fronte l’intera comunità scientifica, diffondere messaggi confusi e fare propaganda politica non può che favorire solo chi ha interesse a rallentare e rinviare l’azione sul clima.

Ma noi non vogliamo nasconderci dietro una neutralità solo di facciata. Terra! non è neutra e ha sempre preso posizione. E oggi siamo preoccupati per le sorti del Paese e dell’Europa. 

Per questo al futuro nuovo Governo diciamo che non accetteremo passi indietro nella lotta ai cambiamenti climatici. Lo dobbiamo al Pianeta e ai tanti produttori agricoli colpiti dalla crisi climatica, una crisi che sta falcidiando un intero settore, mandando sul lastrico intere famiglie.

Così come non indietreggeremo di un millimetro sulla battaglia al caporalato. Grazie al nostro lavoro e quello di tante realtà sociali e sindacali siamo riusciti a ottenere una legge (L. 199/2016) preziosa che, però, è ancora da applicare in alcune sue parti. Bisogna portare a termine il grane sforzo del Piano Triennale di contrasto al caporalato, così come devono essere utilizzati i fondi del Pnrr destinati allo smantellamento dei ghetti, per ridare dignità a chi già da troppi anni vive in condizioni indegne nel nostro paese. 

In attesa dell’arrivo di quella che in molti hanno già definito la “tempesta perfetta”, occorre  intervenire al più presto sui prezzi dei beni alimentari, cresciuti del 9,7%. 

Produrre cibo costa sempre di più, comprarlo anche. Questo significa che tante persone dovranno sacrificare pasti oppure scegliere di fare la spesa al discount, sacrificando la qualità.

Parallelamente dovremo vigilare affinchè la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) non carichi i  produttori con ennesimi sconti, del tutto insostenibili.

Ma sappiamo che tutto questo non basterà. Accanto alle battaglie ecologiche, per una agricoltura rispettosa dell’ambiente e senza caporalato, bisogna parlare di reddito, politica industriale, giovani e diritti civili.

Perché la giustizia ambientale e sociale devono camminare insieme.


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