Giudizio Universale: la terza udienza contro lo Stato italiano

Pubblicato da Redazione

il 31/08/2023

grafica campagna giudizio universale

Il prossimo 13 settembre, nelle aule del tribunale civile di Roma, si terrà la terza udienza del processo di primo grado intentato da 203 soggetti ricorrenti contro lo stato italiano per inazione climatica. Un'azione legale promossa nell' ambito della campagna Giudizio Universale, nata nel 2020 per sostenere l'atto di citazione emesso da un team di avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima.

LEGGI LA CAUSA

Anche noi siamo parte di questa battaglia, insieme ad altre associazioni, al mondo scientifico, a movimenti di cittadine e cittadini, che intendono chiedere allo Stato azioni immediate contro la crisi climatica. E con questa formazione, abbiamo deciso di darci appuntamento il 13 settembre alle 18:00, presso il centro sociale Brancaleone, in Via Levanna 11 a Roma, in una conferenza stampa che ci darà la possibilità di raccontare la causa legale ma anche le lotte che portiamo avanti per denunciare questa crisi.

Il verdetto finale si avvicina. La sentenza dovrebbe arrivare infatti tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, quando il giudice sarà chiamato a rispondere su due questioni principali: la responsabilità dello Stato per inadempienza al contrasto della crisi climatica, che ha causato anche danni alla collettività e la condanna dello Stato per ottenere un drastico abbattimento delle emissioni di gas serra del 92% entro il 2030.

Il 21 giugno 2022, nel corso dell'ultima udienza, il giudice si è sottratto alla sentenza, screditando di fatto la campagna, puntando a dichiarare incalcolabile il danno operato dallo stato italiano in ambito climatico. Nulla a che vedere con quanto si è registrato in Olanda, Francia, Germania e in altri paesi extra Ue, dove il giudice, oltre a calcolare la responsabilità, ha anche chiesto agli stati di modificare le politiche di riduzione delle emissioni. 

Le climate litigation all'estero hanno infatti suscitato dibattiti importanti, accademici e non, che hanno avuto come effetto il coinvolgimento e l'attivazione della popolazione. Il tutto mentre da noi, è ancora in corso il dibattito sulla effettiva responsabilità antropica in questa crisi climatica, che dall'Emilia-Romagna fino agli eventi estremi di questa estate, si è rivelata con tutta la sua ferocia e veemenza. 

Solo qualche giorno fa, una sentenza storica in Montana, USA, ha stabilito in primo grado che la promozione dei combustibili fossili viola il diritto costituzionale a un "ambiente pulito e salubre". Una decisione che dimostra come azioni legali, come quella che portiamo avanti con Giudizio Universale, possano essere uno strumento per sfidare politiche climatiche inesistenti o dannose per l'intera comunità. 



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