Caporalato, prima vittoria.
Ma ora serve una legge sulla filiera trasparente

Pubblicato da Redazione

il 18/10/2016

La Camera dei Deputati ha appena approvato il Ddl Martina-Orlando sul caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Il testo raccoglie alcune importanti raccomandazioni promosse dalla società civile e dalla campagna #FilieraSporca negli ultimi anni, tra cui la responsabilità in solido per le aziende. La nuova legge modifica infatti l’articolo 603bis del codice penale, allargando la responsabilità anche al datore di lavoro che utilizza nei campi lavoratori «in condizioni di grave sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno». In tal modo, la figura del caporale cessa di essere l’unico bersaglio dell’azione penale, finalmente estesa anche agli imprenditori che ne traggono diretto vantaggio. Il Ddl prevede anche la confisca dei beni e misure di sostegno all’operatività dell’azienda e quindi per la salvaguardia degli occupati.

«È un punto di partenza importante per depotenziare sensibilmente il fenomeno del caporalato e che rappresenta un punto di partenza importante per sradicare lo sfruttamento in agricoltura – dichiara Fabio Ciconte dell'Associazione Terra! e portavoce della campagna Filiera Sporca– Tuttavia, all’azione meramente repressiva è necessario affiancare quanto prima una legislazione basata sulla prevenzione, e dunque sulla trasparenza della filiera. Una pressione corale sulla Grande Distribuzione Organizzata e sugli altri punti chiave della catena, che contribuiscono a determinare i prezzi e le derive amorali del mercato del lavoro, è possibile soltanto a partire dall’adozione di una etichetta narrante, in grado di raccontare l’intera vita del prodotto, dal campo allo scaffale. Serve per questo un cambio di paradigma che rimetta al centro la dignità delle persone e riempia di senso il concetto di made in Italy, prima che rimanga soltanto un guscio vuoto».  


? Preferenze Cookies