Oltre 50 organizzazioni chiedono una food policy per Roma

Pubblicato da Redazione

il 16/10/2019

Food policy roma

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In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione indetta dalle Nazioni Unite, le associazioni Terra! e Lands Onlus lanciano “Una Food Policy per Roma”, una nuova analisi del sistema alimentare nel Comune agricolo più grande d'Italia. L'obiettivo è evidenziare criticità e prospettive, lanciando infine alle istituzioni 10 proposte per avviare una politica del cibo volta alla sostenibilità, alla tutela dei produttori locali e del diritto a un cibo ecologico e di qualità.

Gli ultimi dati dell'ONU dimostrano che il tema delle food policy è sempre più urgente: «Oggi la metà della popolazione mondiale vive nei grandi centri urbani, ma nel 2050 questo numero salirà a due terzi – dichiara Fabio Ciconte, direttore dell'associazione Terra! – Gli enti locali devono attrezzarsi fin da oggi per affrontare questo afflusso di nuove bocche da sfamare, e devono farlo con una politica del cibo sostenibile, che metta in connessione la città con le sue campagne e i suoi agricoltori. Oggi questo legame si sta perdendo, e non possiamo permettercelo».

Molte grandi città in tutto il mondo – in Italia un esempio chiave è Milano – hanno cominciato a guardare ai sistemi locali del cibo come leve per un ripensamento di molti processi che riguardano la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini. Sotto questi impulsi si sono sviluppate le cosiddette Food Policy, cioè strategie alimentari capaci di connettere in modo virtuoso la salute e la nutrizione, le relazioni tra città e campagna, i rapporti all’interno delle filiere, i diritti dei lavoratori, la pianificazione delle aree verdi.

«La proposta di una Food Policy per Roma nasce dalla volontà di affrontare in modo strutturato e complessivo le criticità e potenzialità del Comune agricolo più grande d'Italia, mettendo a sistema l’operato di persone e realtà attive nel mondo della ricerca, della produzione alimentare, delle organizzazioni della società civile e dell’attivismo ambientale – spiega Davide Marino, docente di Economia Agraria ed Economia Ambientale all'Università del Molise e a Roma Tre – Tutti soggetti che, in questi anni, hanno coltivato l'agro romano, realizzato studi, attività politiche e di sensibilizzazione intorno al tema dell’agricoltura e del cibo».

Per questo, sulla base del rapporto è nato un comitato promotore formato da oltre 50 organizzazioni, aziende e personalità che hanno contribuito a redigere 10 proposte per l'Amministrazione comunale, da cui partire per costruire una food policy basata sulle necessità della capitale.

«Oggi presentiamo questo lavoro nella speranza che l'Amministrazione e l'Assemblea capitolina siano pronti a trasformarlo in azione politica – aggiunge Ciconte – Un primo passo è stato fatto con la mozione sull'emergenza climatica approvata lo scorso 26 settembre, che accoglieva il nostro contributo sulla politica del cibo. Ora i buoni propositi devono diventare realtà». I numeri del rapporto

I dati presentati nel documento permettono di comprendere le criticità e le potenzialità del sistema attuale: a partire dall'aumento di aziende agricole nel territorio comunale (+43,8% di aziende e +12,1% di superfici utilizzate nell’arco di un decennio) per arrivare al calo drammatico degli agricoltori diretti nei mercati rionali (appena un centinaio su quasi 5000 postazioni nel 2016). In provincia, vero serbatoio produttivo per la capitale, i cambiamenti nel settore primario sono ancora più evidenti: le aziende si sono più che dimezzate negli ultimi vent’anni censiti da ISTAT, gli agricoltori sono quasi sempre uomini in età avanzata, con basso grado di digitalizzazione, presenza femminile e scarso ricambio generazionale. A questa agricoltura in declino corrisponde una crisi dei 127 mercati rionali di Roma, che pure sarebbero un vero patrimonio per la distribuzione alternativa del cibo prodotto localmente.

Nonostante questo quadro desolante, oggi circa il 25% del cibo che arriva nella capitale proviene ancora dall’agro romano e dalle campagne laziali, a sottolineare l’importanza del territorio regionale per il consumo cittadino. Servono politiche che promuovano la trasparenza delle filiere, l'accesso alla terra e utilizzino la leva degli appalti pubblici nel campo della ristorazione collettiva per valorizzare i produttori locali, dando nuovo respiro all'economia agricola.

Per quanto riguarda gli sprechi alimentari, considerato che le stime sulla quantità di cibo gettato in Italia da parte dei mercati all’ingrosso e della distribuzione organizzata ammontano a circa 400.000 tonnellate di prodotti alimentari, nel territorio metropolitano di Roma si potrebbero potenzialmente recuperare e redistribuire circa 29.000 tonnellate di cibo all’anno. Valorizzare le esperienze di prevenzione, raccolta e redistribuzione di queste risorse è uno dei compiti richiesti all'Amministrazione. Le 10 priorità di una Food Policy per Roma

Durante un ciclo di incontri con le principali realtà dell'associazionismo, del mondo agricolo e dell'università, Terra! e Lands hanno raccolto una serie di spunti condivisi per evidenziare le priorità di una politica del cibo per Roma metropolitana. I 10 punti che seguono sono una base su cui avviare un dibattito pubblico e politico. Per farlo, va creato uno spazio di dialogo fra istituzioni, settore produttivo e società civile che prende il nome di Consiglio del Cibo (Food Council), un organo consultivo creato di norma dai Comuni che avviano una Food Policy. Le priorità individuate dal gruppo di lavoro e dal comitato promotore sono:

  1. incrementare l’accesso alle risorse primarie per la produzione agricola, al fine di promuovere la nascita di nuove imprese guidate da giovani agricoltori;
  2. promuovere modelli di agricoltura sostenibile sostenendo la coltivazione biologica e l'agroecologia;
  3. favorire il rientro dei produttori diretti nei mercati rionali, valorizzare le esperienze di filiera corta (farmers’ market, gruppi di acquisto solidale, Community Supported Agriculture) e le reti di economia solidale;
  4. riscrivere le relazioni tra città e campagna su scala metropolitana, favorendo l’approvvigionamento di prossimità utilizzando la leva dell'appalto pubblico a partire dal settore delle mense scolastiche, degli ospedali e delle altre strutture pubbliche sul territorio;
  5. promuovere le specificità territoriali legate al cibo e al territorio, sperimentando sistemi di tracciabilità della filiera e di denominazione comunale o municipale;
  6. prevenire e poi ridurre drasticamente gli sprechi alimentari in tutte le fasi della filiera, favorendo l’accesso al cibo da parte delle fasce sociali più deboli tramite il sostegno alle iniziative di recupero e redistribuzione;
  7. promuovere, in particolare nei contesti urbani e periurbani, tutte le forme di multifunzionalità, sia quelle a maggiore valenza sociale, sia quelle a maggiore valenza economica;
  8. aumentare il livello di consapevolezza dei cittadini rispetto alle questioni del cibo, dell’agricoltura e del territorio attraverso un piano di educazione alimentare e ambientale che parta dalle scuole, dal sistema delle aree protette e dalla rete degli orti urbani;
  9. prevenire il consumo di suolo, e altri fenomeni di degrado della terra;
  10. Misurare i servizi forniti dal sistema agro-silvo-pastorale metropolitano a favore del benessere, favorendo l’integrazione di questi valori nei processi di pianificazione e gestione del territorio.

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