Food Policy Roma: inizia la sfida del Consiglio del cibo

Pubblicato da Redazione

il 24/02/2022

Ieri in un evento organizzato dal Comune di Roma nella sala Protomoteca del Campidoglio ha preso ufficialmente il via la "fase 2" del percorso lanciato da Terra! insieme a cinquanta associazioni, reti aziende agricole e personalità della società civile che hanno condiviso analisi e proposte contenute nel rapporto "Una food policy per Roma", per dare vita a una politica del cibo nella capitale.

Un percorso nato dal basso, e per questo unico in Europa, sfociato grazie a una campagna pubblica in una delibera del Consiglio Comunale, che ha impegnato l'amministrazione capitolina a dotarsi di una food policy.

Con l'evento di ieri, Roma ha ufficializzato questo passaggio di consegne tra la società civile e l'istituzione comunale, che ha tracciato una roadmap per raccoglierne le istanze e trasformarle in politiche e strategie attraverso un metodo partecipato, basato prima su tavoli di lavoro (presieduti dal Presidente della Commissione Ambiente, Giammarco Palmieri) e poi sulla costituzione di un organo istituzionale - il cosiddetto Consiglio del cibo - che le parti possano utilizzare come spazio di dibattito e proposta verso la riforma del sistema alimentare locale.

"Questo momento è un punto di arrivo, per chi come noi ha contribuito a lanciare questo percorso quasi tre anni fa, ma anche un punto di partenza - ha detto Fabio Ciconte, direttore dell'associazione Terra! - Ci aspettiamo che l'amministrazione, in dialogo con la società civile, costruisca una strategia del cibo che guardi al futuro nostro, della città e del pianeta, perché siamo in una crisi climatica che va affrontata attraverso politiche globali ma anche locali, che rendano le città più eque ed ecologiche. Il sistema alimentare sta evolvendo rapidamente ma occorre governarlo per favorire la transizione agroecologica nelle campagne e l'accesso al cibo di qualità per tutti nei centri urbani".

Tutti ai tavoli

Saranno 7 i tavoli di lavoro accolti dall'assessora all'Ambiente Sabrina Alfonsi per dare l'avvio al nuovo iter, ciascuno dei quali analizzerà il sistema locale del cibo da una prospettiva diversa. Saranno partecipati dai portatori di interesse - sperando in un ampio coinvolgimento - e avranno la missione di tracciare le linee di indirizzo che andranno a formare il vero e proprio piano del cibo di Roma Capitale, nel quale si dovranno ritrovare obiettivi, strumenti e strategie concrete per attuare una riforma nel settore agricolo e alimentare che rafforzi il ruolo ecologico, sociale ed economico delle filiere corte. I tavoli previsti sono:

Perché una food policy...

Oggi, secondo le Nazioni Unite, il 55% della popolazione mondiale vive in ambienti urbani, la tendenza globale è in costante crescita e le proiezioni indicano che entro il 2050 questo numero salirà al 68%. Nel nostro Paese questa soglia è stata superata già nel 2018 e oggi più del 70% degli italiani vive in contesti urbanizzati. Nella prospettiva in cui la domanda di cibo nelle città sarà sempre maggiore, è divenuto fondamentale pianificare lo sviluppo ecologico dei sistemi alimentari urbani.

In questo quadro, le istituzioni sono chiamate a mettere in campo politiche alimentari integrate, capaci di garantire l’equo accesso a un cibo sano e sostenibile, di sostenere lo sviluppo rurale e le filiere locali e di incentivare l’agroecologia e il lavoro agricolo di qualità. Intervenire sui sistemi alimentari urbani permette di promuovere la sicurezza alimentare, valorizzare le attività agricole di prossimità e i rapporti tra città e campagna, contrastare il fenomeno del consumo di suolo e lo spopolamento delle aree rurali.

...e perché a Roma

L’esperienza di Roma, pur scontando un forte ritardo rispetto al percorso milanese, che oggi può vantare un profilo internazionale, potrebbe avere a sua volta una eco importante. Per diverse ragioni: la prima, come accennato, è la natura bottom-up del processo che ha portato alla delibera istitutiva della food policy, un unicum a livello nazionale. Un’altra deriva, più semplicemente, dal contesto sociale, ambientale ed economico che caratterizza la capitale.

Roma è infatti il comune agricolo più grande d’Italia e tra i più vasti in Europa, popolato da circa 2000 aziende agricole e con una provincia che ne conta oltre 20.000. Si tratta in gran parte di realtà di piccola scala, a conduzione diretta del coltivatore e a pieno titolo ascrivibili a un sistema di agricoltura familiare ancora prevalente nel nostro paese. Molte praticano la vendita diretta in azienda, poche arrivano a commercializzare invece sul territorio romano, pur avendo a disposizione una straordinaria rete di 127 mercati rionali.

Altri driver di connessione fra agricoltori locali e consumatori nella capitale sono le strutture per la refezione collettiva. Fra queste, è importante citare le mense scolastiche: Roma offre ogni giorno il servizio di ristorazione scolastica a circa 140.000 bambine e bambini delle scuole dell’infanzia, delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Un bacino, questo, che potrebbe rappresentare un volano fondamentale per la produzione di filiera corta.

Infine, l’ampia superficie di terre pubbliche presenti nella città e nella regione rappresenta un’opportunità straordinaria di attivare politiche per il ricambio generazionale nel settore produttivo, invertendo una tendenza all’invecchiamento dell’agricoltura che affligge tutta Europa.



News

? Preferenze Cookies