Vi siete accorti che quando passate nel reparto ortofrutta dei supermercati, accanto ai prodotti freschi ci sono lunghi frigoriferi che espongono rucola, lattughine, funghi tagliati o interi, zucca a cubetti e molto altro in involucri di plastica? È la cosiddetta quarta gamma.
Nel 2022 il fenomeno ha visto una crescita senza precedenti: i supermercati hanno sposato questi prodotti, eliminando il nemico della stagionalità dei prodotti e aumentando così la produzione di plastica che si riversa nei nostri ecosistemi e nei mari, soffocandoli.
Siamo davvero disposti a sacrificare tutto questo e a pagare 6 volte in più il nostro cibo...solo per non doverlo più lavare e sbucciare?
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Quello della quarta gamma è un settore in enorme espansione: accanto alle insalate in busta, stanno crescendo i reparti della frutta già tagliata e inscatolata, anche qui con porzioni pronte al consumo: acini d’uva, kiwi a fettine, ananas a pezzetti o frutta mista già confezionata, fino ad arrivare alla mela già sbucciata e rivestita di una «seconda pelle» che la mantiene sottovuoto per diversi giorni. O al mandarino venduto a spicchi su un vassoio chiuso con cellofan. Il packaging artificiale si sostituisce a quello naturale, la plastica rimpiazza la buccia di banana o la scorza del mandarino.
La quarta gamma nel 2022 ha visto una crescita che ha superato perfino i livelli pre-pandemia. Secondo i dati forniti dall'istituto Nielsen, nei primi sei mesi di quest'anno le industrie di frutta e verdura impacchettate hanno fatturato 467 milioni di euro, una crescita del +5,9% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il costo ambientale di questa enorme produzione di plastica è pesante:quasi metà di quella smaltita in Europa è legata al packaging e solo il 10% viene riciclato.
Per produrre insalate in busta e altre verdure da quarta gamma, 7 mila ettari di terreno nella sola Campania sono stati coperti di serre.
Un vero e proprio mare di plastica.
L'agricoltura si trasforma così in una industria, con macchinari per il lavaggio e l'impacchettamento dei prodotti che consumano molta energia, proprio in un momento in cui le bollette sono schizzate alle stelle.
Come coprire i costi?
La risposta è: scaricandoli sui consumatori e sull'ambiente.
C'è un incredibile ricarico economico sulle spalle di chi acquista la quarta gamma: l'insalata in busta normalmente può costare il 5-600% in più di quella sfusa. L'unico risparmio è quello di tempo.
Siamo davvero disposte/i a sacrificare le stagioni, i ritmi della natura, a vedere i nostri ecosistemi e i mari soffocati dalla plastica, a pagare 6 volte tanto il nostro cibo... solo per non doverlo più lavare e sbucciare?
In Francia e in Spagna, i governi stanno andando verso il divieto dell'utilizzo di packaging in plastica per il commercio dell'ortofrutta.
La legge anti-spreco francese, in vigore dal 2022, ha introdotto il divieto di imballaggi per una trentina di ortaggi tra cui cavolfiori, rape, cipolle, carote, porri, zucchine, melanzane, peperoni, cetrioli, patate, pomodori tondi, cavoli.
Veto che dal 2026 sarà esteso a tutta la frutta e alla verdura in commercio.
Una legge simile al decreto spagnolo, che dal 2023 vieta l'utilizzo di plastica per l'ortofrutta, ad esclusione dei prodotti a rischio deterioramento.
L'abuso di plastica ha ripercussioni gravissime sugli ecosistemi.
Sono 450 milioni le tonnellate di plastica prodotte ogni anno, di queste 8 milioni di tonnellate finiscono negli oceani, provocando la morte di centinaia di specie animali.
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