Diritti ai lavoratori agricoli!

 

A due anni dalla regolarizzazione straordinaria del 2020, i numeri dei permessi di soggiorno rilasciati continuano a essere troppo bassi. Solo il 50% delle domande è stato accolto e lavorato.

Il bisogno di manodopera nelle campagne del nostro Paese è in continuo aumento ma sono ancora migliaia le persone vittime di sfruttamento lavorativo e di caporalato.

Chiediamo che l’agricoltura diventi un settore in cui i diritti vengano messi al centro del dibattito. 

Solo così la filiera diventerà più equa e l’Italia un paese più giusto.

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Sono passati oltre due anni dalla regolarizzazione straordinaria del 2020 che abbiamo chiesto e ottenuto insieme ad altre associazioni e sindacati all’inizio della pandemia.

I numeri delle regolarizzazioni sono bassissimi. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno, a fine marzo 2022, delle oltre 207.000 domande di emersione presentate dai datori di lavoro, sono solo 105.000 i permessi di soggiorno in via di rilascio da parte delle prefetture. 


Decine di migliaia le pratiche da finalizzare e quelle rigettate.

Per questi ultimi l’unica possibilità è vivere in condizioni di illegalità, costretti a raccogliere frutta e verdura in condizioni di sfruttamento, senza contratto e, nei casi più gravi, di schiavitù.

Serve ripensare al sistema di accoglienza, partendo dalla cancellazione della legge Bossi-Fini, rivedere i canali esistenti per fare incontrare domanda e offerta di lavoro

Chiediamo che l’agricoltura diventi un settore in cui i diritti vengano messi al centro del dibattito.

Solo così la filiera agroalimentare potrà dirsi pulita e trasparente. Solo così potremo essere certi di acquistare cibo libero dal caporalato.

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