Più che passioni sono vere e proprie ragioni di vita. Cioè mi spiego meglio, vivo per fare il contadino e per scrivere e cantare canzoni. Credo molto nell’essere ciò che si fa. Sarebbe bello che tutti fossimo quello che facciamo ma soprattutto sarebbe bello che tutti facessimo ciò che desideriamo. Sono due attività diverse ma estremamente complementari una a a che fare con la terra una con il cielo. La concretezza e l’intangibile. Non è semplice la vita mia, soprattutto da maggio a settembre quando la campagna ti chiama in continuazione e mi tocca scappare per un po’ di weekend a suonare. Comunque ho fatto diverse scelte in questo senso, come ad esempio limitare fortemente il numero di concerti durante l’estate. Quest’anno ad esempio ne farò solo 20 proprio per poter stare dietro ai campi, vigne soprattutto.
Coltiviamo la vite per fare il vino, cereali per fare farina integrale, ortaggi e legumi. Tra tutto, ad oggi, gestiamo circa 6 ettari. I nostri prodotti sono destinati primariamente alla nostra tavola, poi alla vendita diretta, alle botteghe della valle e di Genova.
A lavorare siamo in 4. Abbiamo rapporti piuttosto continui con gli agricoltori della valle e stiamo cercando con fatica e impegno di costruire dei progetti di promozione e valorizzazione territoriale.
Consiglio di riempire la figura del contadino con nuovi significati e possibilità. Abbiamo bisogno di gente che allevi buon cibo e che racconti come lo fa, che resti in dialogo con la città. Mi piacerebbe che Cascina Barbàn contribuisse a ridisegnare il profilo dell’agricoltore: che non deve essere più l’omino che passa la sua vita nell’aia della sua cascina e che vive di fatiche, ma piuttosto una persona consapevole amante del cibo che coltiva il suo micro-territorio in comunicazione con le città e con il mondo. Attenzione, quando dico in comunicazione con il mondo voglio dire aggiornato su cosa accade nel mondo non inserito in un mercato globale.