Con i piedi per Terra!: Promuovere la transizione ecologica dei sistemi alimentari per combattere la

Pubblicato da Redazione

il 05/09/2025

È ormai sempre più evidente quanto il Pianeta abbia raggiunto e superato i limiti delle proprie risorse e quanto l’azione umana abbia compromesso la fragilità dei suoi meccanismi di funzionamento. Una delle chiavi che propone Terra! per uscire dalla crisi climatica in corso è la promozione della transizione ecologica dei sistemi alimentari. 

L'impatto del surriscaldamento globale sui sistemi alimentari e viceversa

A partire dalla pandemia per arrivare al 2024, il primo anno a registrare un'anomalia di temperatura annuale superiore alla soglia di 1.5°C rispetto al livello preindustriale, è emerso con forza quanto sia urgente e non più rinviabile agire per il cambiamento. Il riscaldamento globale e la violenza degli eventi meteorologici estremi rappresentano una crisi nella crisi, dalla quale non è possibile uscire se non riformando il nostro sistema di sviluppo e di convivenza sulla Terra.

I sistemi alimentari sono tra i principali responsabili della crisi climatica in atto, ma allo stesso tempo è soprattutto il settore agricolo a subirne le conseguenze più gravi. L’agricoltura vale il 23% delle emissioni planetarie di gas serra. Una percentuale che arriva al 37% se a questa quota si sommano quelle dell’intera filiera del cibo (stoccaggio, trasporto, imballaggio, lavorazione, vendita al dettaglio e consumo).

Gli effetti negativi del cambiamento climatico si riverberano poi sulla nostra alimentazione: dalla frequenza e intensità degli eventi estremi che colpiscono i suoli agricoli italiani, europei e mondiali dipende anche la qualità, la quantità, il prezzo e la provenienza di ciò che mettiamo nel carrello della spesa.

L'urgenza di una transizione ecologica dei sistemi alimentari

In questo quadro è ormai chiaro quanto la trasformazione del cibo in merce, ossia in “commodity”, abbia generato in tutto il mondo impatti sociali devastanti e quanto i sistemi alimentari giochino un ruolo centrale.

Affinché questi diventino sostenibili per il Pianeta e sufficienti al sostentamento delle persone che lo abitano, è necessaria una profonda transizione che deve riguardare la produzione, la trasformazione, la distribuzione e il consumo di cibo a livello locale, nazionale e internazionale.

Dal 2010 al 2020, il numero di aziende agricole in Europa è diminuito di ben 487.000 unità (da 1.620.884 a 1.133.023), e sono principalmente quelle di piccola dimensione a essere spinte fuori dal mercato, quelle che lavorano nel nome della sostenibilità e dell'agroecologia. E proprio su queste aziende che dovrebbero concentrarsi le politiche e gli investimenti pubblici.

Rivedere il modello degli allevamenti intensivi per avviare la transizione ecologica dei sistemi alimentari

La produzione del cibo passa anche dagli allevamenti di animali. In Italia, gli allevamenti intensivi sono la seconda causa in Italia di formazione di polveri fini (PM2,5), che ogni anno causano circa 50.000 morti premature. A marzo 2024, con Greenpeace, Lipu, ISDE-Medici per l'ambiente e WWF Italia, Terra! ha presentato presso la Camera dei Deputati la proposta di legge "Oltre gli allevamenti intensivi - Per una transizione agro-ecologica della zootecnia" per superare questo modello, avviare una transizione agro-ecologica della zootecnia.

L'ostacolo alla transizione ecologica dei sistemi alimentari: la pressione delle lobby dell'agroindustria sulle istituzioni Ue

Con il picco dei prezzi alimentari che ha seguito lo scoppio della guerra in Ucraina, la pressione dell’agroindustria sulle istituzioni si è fatta più forte, nel tentativo di assicurarsi aiuti pubblici e ottenere una deregolamentazione ambientale per non perdere competitività nel momento di crisi.

Così, come Terra! ha denunciato nel report La transizione tradita, Unione Europea e governi nazionali hanno scelto di sospendere i vincoli ecologici alla produzione agricola, facendo credere che fossero questi a minare le condizioni di vita degli agricoltori e quindi l'accesso al cibo dei cittadini.

Si è costruita strumentalmente una opposizione tra ambientalismo e agricoltura con l'obiettivo di affossare il Green Deal, il pacchetto di misure green che avrebbe dovuto innescare la transizione ecologica in ogni settore economico dell'Ue, anche l'agricoltura. In realtà questa contrapposizione nasconde gli interessi - privati - delle forze produttiviste europee: produrre di più, ad ogni costo. 

Una tendenza rintracciabile nella proposta della nuova Politica Agricola Comune (PAC) presentata dalla Commissione Europea a luglio, dove tra le tante misure, la condizionalità ambientale per le aziende -ossia quel principio per cui l'erogazione di una parte dei fondi PAC sono vincolati al rispetto di norme ambientali- passerà da obbligo a incentivo. 

Terra Comune: l'alleanza tra filiera del cibo e ambientalismo per avviare la transizione ecologica dei sistemi alimentari

Crisi climatica, sistemi alimentari insostenibili e politiche agricole orientate esclusivamente alla produzione. Intanto i prezzi strangolano sia i produttori che chi fa la spesa. Per questo oggi serve una nuova alleanza tra agricoltura e le tante realtà che lavorano sul cibo e sull' ambiente.

Terra Comune è un’alleanza ampia, che Terra! sta contribuendo a costruire, tra tutte le realtà che credono in un sistema del cibo giusto, agroecologico e partecipato: dagli agricoltori ai biodistretti, dalle Comunità del cibo (GAS, empori, negozi di prossimità, food coop) alle associazioni ambientaliste e di consumatori, dagli artigiani, ai sindacati, da chi si occupa di povertà alimentare alle realtà che lottano contro lo spreco. 
Un'alleanza che metta al centro il cibo come elemento di cura e come prisma attraverso cui guardare tutti gli esseri viventi, e quindi anche le battaglie sociali che agitano il nostro tempo.



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