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PIEMONTE

Il sistema agroalimentare piemontese ha acquisito un’importanza crescente nell’economia regionale nel corso degli ultimi 30 anni. Tuttavia, come accaduto in tutto il Paese, anche in Piemonte gli eventi degli ultimi anni hanno inciso negativamente sul settore agricolo: la pandemia, annate climaticamente molto critiche, le difficoltà energetiche e l’aumento dei costi di produzione legati all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Anche il settore vitivinicolo, centrale nell’economia regionale, deve fronteggiare le difficoltà legate ai cambiamenti climatici che hanno, ad esempio, portato ad una contrazione della produzione.

Il cambiamento dell’organizzazione del lavoro e le conseguenti problematiche tecniche hanno portato molte aziende ad assumere manodopera extrafamiliare, che in 10 anni è cresciuta di circa 7.000 unità e i cittadini stranieri (in particolare extra UE), rappresentano il 64,2% dei contratti attivati. La maggior parte dei lavoratori stranieri è impiegata con contratti a tempo determinato, caratterizzati da una forte stagionalità e da basse qualifiche (braccianti, manovali agricoli e raccoglitori), in particolare nella raccolta della frutta o nella vendemmia.

Questi lavoratori rappresentano la fascia più ricattabile della manodopera straniera, facilmente sfruttabile da capisquadra o pseudo-cooperative che li reclutano direttamente in strada o in stazione. Dietro la produzione d’eccellenza di barolo e moscato, si nascondono gravi criticità strutturali che ci interrogano su come conciliare sviluppo economico e tutela dei diritti fondamentali.

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